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DIRIGENTE MEDICO UOC Urologia
Nuovo Ospedale S.Giuseppe - Empoli
Dottorato di Ricerca in Scienze Chirurgiche, Anestesiologiche e dell'Emergenza - Università di Pisa

Posizionamento di protesi ureterale

Definizione:
le protesi ureterali (ne esistono di diversi tipi) sono dei dispositivi che, introdotti all’interno dell’uretere, consentono di mantenerne ampio il lume e garantire il deflusso dell’urina. Il termine di protesi ureterale viene comunemente riferito a presidi che vengono lasciati permanentemente nell’uretere. Le protesi più comunemente utilizzate sono metalliche (Wallstent, Memotherm) ed hanno diversa lunghezza in modo da adattarsi alle diverse situazioni anatomiche.

Indicazioni:
l’indicazione al posizionamento di una protesi ureterale è rappresentata dalla stenosi (restringimento dell’uretere). Il ricorso al posizionamento di una protesi ureterale è indicato quando la stenosi ha una elevata possibilità di recidiva dopo un trattamento endoscopico (o è già recidivata) o quando la lunghezza è tale da imporre un intervento chirurgico complesso.

Descrizione della tecnica:
il posizionamento della protesi nella sede del restringimento viene effettuato mediante cistoscopio e catetere ureterale su cui è montata la protesi o mediante ureteroscopio (si accede all’uretere dall’esterno, tramite l’uretra e la vescica). Perché la protesi possa essere posizionata è necessario che prima il punto ristretto dell’uretere sia ampliato mediante incisione endoscopica (ureterotomia endoscopica) o mediante dilatazione con uno speciale catetere a palloncino. Il compito della protesi sarà quello di mantenere ampio il punto della stenosi. Nelle stenosi lunghe è possibile che vengano posizionate più di una protesi in successione.
La manovra endoscopica richiede l’anestesia generale nella gran parte dei casi. Nelle porzioni inferiori dell’uretere si può ricorrere anche ad una anestesia spinale.

Preparazione all’intervento:
è opportuno praticare una profilassi antibiotica preoperatoria. È utile anche una buona preparazione intestinale, allo scopo di seguire meglio in scopia le manovre di posizionamento della protesi.

Durata dell’intervento:
il posizionamento della protesi ureterale è un atto endoscopico che richiede un tempo breve, in genere di circa 20-30 minuti. Un tempo maggiore può essere necessario se dovrà essere dilatato o inciso il tratto stenotico.

Tipo e durata del ricovero:
per lo più il ricovero viene effettuato in regime ordinario, ma in qualche caso il paziente può essere trattato anche in DH. Si tratta in tutti i casi di un ricovero breve.

Risultati:
non sono riferibili in termini percentuali per la scarsa esperienza nella letteratura mondiale.

Vantaggi:
il posizionamento di una endoprotesi ureterale riduce notevolmente il rischio di recidiva della stenosi e consente il trattamento endoscopico di stenosi la cui severità e rischio di recidiva impongono altrimenti un intervento chirurgico.

Svantaggi:
non esistono reali svantaggi della metodica laddove la protesi venga posizionata per una stenosi che altrimenti richiederebbe un intervento chirurgico. Il precedente posizionamento della protesi non preclude, in genere, il buon esito di un eventuale successivo intervento chirurgico. L’esperienza nel mondo con l’uso di protesi endoureterali è però ancora limitata e non se ne conosce l’efficacia a lungo termine. Lo svantaggio principale è che le protesi endoureterali, una volta posizionate, non possono essere rimosse, se non con difficoltà ed a prezzo di un danno alla parete ureterale corrispondente. Inoltre il posizionamento di una protesi può rendere necessari ripetuti controlli radiologici che espongono il paziente ad irradiazione.

Effetti collaterali:
è possibile una ematuria persistente associata ad eliminazione di piccoli coaguli filamentosi.

Complicanze:
malgrado i materiali delle protesi siano biocompatibili, è possibile una reazione allergica che può compromettere il buon esito dell’intervento o imporre l’asportazione della protesi. È possibile la dislocazione della protesi e la recidiva della stenosi, più spesso a monte o a valle della protesi stessa. La presenza stessa di un corpo estraneo, quale la protesi, può dar luogo a processi infiammatori che si traducono in possibile ematuria ricorrente, in fenomeni infettivi e in depositi di concrezioni calcaree o formazione di calcoli.

Attenzioni da porre alla dimissione:
si consiglia una terapia antibiotica prolungata associata ad iperidratazione.

Come comportarsi in caso di complicanze insorte dopo la dimissione:
nei casi in cui si manifesti colica renale o dolore lombare persistente, febbre, ematuria severa o altra sintomatologia intensa è utile consultare il proprio urologo o il centro ospedaliero di riferimento.

Controlli:
è utile effettuare controlli radiologici per verificare che la protesi mantenga la giusta posizione. È opportuno inoltre praticare periodici esami di urina e controlli radiologici o ecografici.

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