La litotrissia percutanea (PCNL) consiste nella frammentazione del calcolo attraverso un accesso diretto alle cavità renali. La PCNL viene eseguita in anestesia generale, richiede il posizionamento preliminare di un cateterino ureterale dotato di un palloncino in grado di occludere la via escretrice a livello del giunto pieloureterale. Viene creato un tramite nefrostomico percutaneo attraverso cui si introduce il nefroscopio.
Quest’ultimo consente la visualizzazione diretta del calcolo e l’introduzione nella via escretrice intrarenale di particolari sonde che consentono la frantumazione del calcolo. Ultimata la fase di litotrissia, i frammenti litiasici vengono asportati attraverso il nefoscopio con apposite pinze. Al termine dell’intervento viene posizionata una nefrostomia cioè un tubicino di drenaggio ed un catetere vescicale che generalmente vengono rimossi dopo 48 ore.
A volte non è tecnicamente possibile asportare completamente tutto il calcolo; in questi casi deve essere ripetuta a distanza di tempo una seconda PCNL o, a seconda delle dimensioni dei frammenti residui, un trattamento di litotrissia estracorporea.
Le principali complicanze dell’intervento sono l’emorragia e le infezioni urinarie. A causa del sanguinamento potrebbe essere necessario il ricorso a trasfusioni di sangue.
In presenza di un voluminoso ematoma perirenale o di un’emorragia altrimenti non controllabile è necessario il ricorso ad un intervento di embolizzazione del vaso che viene eseguito attraverso l’introduzione di piccole sonde vascolari sotto guida radiologica; solo eccezionalmente si rende necessario ricorrere ad un intervento chirurgico a cielo aperto.
Altre rare complicanze sono rappresentate da lesioni a carico degli organi adiacenti al rene, quali l’intestino, il fegato, la milza e la pleura. Le altre lesioni descritte richiedono, in un’elevata percentuale dei casi, il ricorso a un trattamento chirurgico riparativo a cielo aperto.