Definizione:
la resezione ureterale parziale è un intervento chirurgico a cielo aperto (prevede l’incisione esterna della cute) il cui scopo è quello di asportare una porzione di uretere danneggiato da varie patologie (neoplasie, stenosi, traumi o altra causa).
Indicazioni:
- neoplasie ureterali ben localizzate e differenziate (tumore di basso grado e stadio);
- brevi tratti ureterali danneggiati nel corso di pregressi interventi chirurgici (es. donne sottoposte a chirurgia ginecologica);
- danneggiamenti irreversibili in corso di procedure endourologiche;
- ureteri danneggiati da traumi addominali o pelvici;
- necessità in rene unico.
Descrizione della tecnica:
la resezione ureterale parziale può essere effettuata lungo tutto il tratto ureterale (lombare iliaco, pelvico) e nel caso dell’uretere terminale l’intervento può prevedere l’asportazione del tratto inaffidabile e il reimpianto dello stesso in vescica secondo tecniche che prevedono anche una funzione antireflusso.
La resezione ureterale avviene previa incisione della cute in sede varia a seconda della patologia, sede della lesione e delle finalità chirurgiche ricostruttive.
Riconosciuto il tratto di uretere patologico lo si asporta dopo l’eventuale inserimento di un tutore ureterale (stent doppio J che si estende dalla pelvi renale alla vescica). I due monconi ureterali verranno suturati affrontandone le superfici di sezione o reimpiantato in vescica, nel caso del sacrificio del tratto terminale. L’intervento prevede un drenaggio retroperitoneale ed un catetere vescicale.
Il drenaggio retroperitoneale verrà rimosso dopo 3-5 giorni, i punti di sutura cutanea dopo 7 giorni ed il tutore ureterale (se presente) dopo 7-14 giorni. Il catetere vescicale, se presente, e in caso di presenza del tutore ureterale, potrà essere rimosso dopo 24-48 ore.
Preparazione all’intervento:
preparazione analoga agli altri interventi eseguiti per via endoscopica secondo richieste anestesiologiche:
- digiuno dalla mezzanotte (del giorno precedente l’intervento);
- dieta priva di scorie ed eventuale clistere evacuativo;
- tricotomia;
- è raccomandata una profilassi antibiotica che potrà essere continuata anche nel post-operatorio;
- profilassi antitrombotica.
Durata dell’intervento:
la durata dell’intervento è legata alle difficoltà locali e può prevedere tempi di realizzazioni generalmente superiori all’ora.
Tipo e durata del ricovero:
ricovero ordinario con degenza media di 7-14 giorni.
Risultati:
in genere risolutivi.
Vantaggi:
- preserva la via escretrice (rene compreso);
- evita la dialisi a pazienti con rene unico o importante compromissione della funzionalità renale.
Svantaggi:
- svantaggi propri degli interventi chirurgici a cielo aperto;
- necessità di manipolare ampi tratti della via escretrice.
Effetti collaterali:
stimoli irritativi vescicali legati alla presenza dei tutori ureterali e del catetere vescicale.
Complicanze:
- infezioni della ferita;
- ematomi del retroperitoneo;
- fistole urinose determinate dalla deiscenza di monconi ureterali suturati, poco vitali e trofici per devascolarizzazioni intraoperatorie. Le fistole che generalmente compaiono dopo la rimozione dei tutori ureterali, in mancanza di risoluzione spontanea necessitano di reinterventi che possono contemplare particolari artifizi tecnico-chirurgici (psoizzazioni vescicali, sostituzioni dell’uretere con tratti ileali, transureteroureteroanastomosi, ureterocutaneostomia o il sacrificio della via escretrice in toto);
- stenosi del tratto ureterale sottoposto ad anastomosi, la cui risoluzione può richiedere un secondo intervento a cielo aperto o procedure endourologiche (dilatazioni progressive a palloncino o con l’inserimento di stent per periodi variabili);
- reflusso vescico-ureterale, transitorio dopo la rimozione del catetere vescicale in portatori di stent pielo-vescicale o costante in caso di reimpianto ureterovesciale “diretto” (senza procedura antireflusso). Solitamente questo evento non necessita di correzione chirurgica.
Attenzioni da porre alla dimissione:
è consigliato un periodo di vita morigerata (ridotto stress fisico, scarsa attività fisica, regime alimentare moderato, terapia antisettica urinaria quando consigliata) per un periodo variabile a seconda dell’entità dei disturbi secondari all’intervento chirurgico. Tale periodo non è da considerare un periodo di malattia ai fini mutualistici che competono al medico di base.
Certificazione della presenza e della tipologia del tutore ureterale e necessità della rimozione e/o sostituzione nei tempi prefissati.
Come comportarsi in caso di complicanze insorte dopo la dimissione:
in caso di sintomatologia dolorosa riferita alla regione lombare o in sede della ferita sarà opportuno contattare l’urologo.
Se compaiono stimoli irritativi vescicali o insorge febbre il paziente può rivolgersi al proprio medico come prima istanza, sarà poi il medico a decidersi sul da farsi.
Controlli:
il primo controllo post-operatorio che rientra nel DRG, andrà effettuato entro 30-45 giorni.
Nel caso di interventi eseguiti per patologia tumorale:
- citologia urinaria su tre campioni dopo tre mesi;
- cistoscopia dopo tre mesi;
- urografia endovenosa dopo sei mesi.
Per interventi eseguiti per stenosi e traumi è sufficiente una urografia endovenosa o ecografia renale dopo sei mesi dall’intervento.